Storia

Vampiri in Mesopotamia: guida su come affrontarli

Molto prima del gotico ottocentesco e delle leggende medievali, l’umanità temeva già i ‘ritornanti’, ovvero i vampiri. Le prime tracce non provengono dai Balcani, ma dalle città di Ur, Uruk e Babilonia. Le prime descrizioni del “pericolo dei morti viventi” risalgono alla Mesopotamia, un mosaico di civiltà che ci ha lasciato segni di questa paura atavica.

I morti facevano paura

Indizi si trovano già nel Paleolitico: corpi legati, schiacciati sotto pietre, decapitati. Ma è con le tavolette in cuneiforme del I millennio a.C. che il terrore prende forma. Nei testi neo-assiri si trovano istruzioni su come affrontare un cadavere “che si alza” e come ristabilire l’ordine rituale. La concezione comune è che una morte violenta o prematura intrappoli la vitalità nel corpo, con lo spirito pronto a tornare. Questo concetto risuona anche nelle narrazioni moderne sui vampiri, dove l’irrisolto è spesso il motore dell’oscurità. Da qui, la paura si diffonde in tutto il Vicino Oriente, collegando culture lontane nel timore che la morte non sia mai davvero la fine.

Le più temute? Le giovani donne

Tra le prime credenze mesopotamiche, le giovani donne erano considerate le più pericolose. La morte di una giovane tra i 15 e i 25 anni era vista come uno strappo sociale, interruzione di maternità e vita. Forze “intrappolate” nel corpo, secondo le cosmologie antiche, generavano figure come Lilitu, un demone che insidiava neonati, e Lamashtu, temuta per la sua capacità di colpire gestanti e bambini, riflettendo l’ossessione per la femminilità potenzialmente vendicativa.

I vampiri e la loro ‘eredità millenaria’

Queste credenze si sono trasformate nel tempo, confluendo nei revenants medievali e poi nei vampiri letterari europei. Il nucleo rimane intatto: lo spettro di una vita interrotta che non accetta il proprio destino. Già in epoca tardo-medievale, sacerdoti e guaritori mesopotamici annotavano come gestire “corpi pericolosi”, dimostrando che il timore dei morti inquieti è una paura antica quanto la civiltà stessa.


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