Rose Bertin: la stilista di Maria Antonietta e il suo destino.

Al museo della Fondazione Accorsi Ometto di Torino è conservato un raro dipinto di una «mademoiselle» eseguito da Van Loo. Introdotta a corte nel 1773, fu confidente privilegiata della sovrana.
Al museo della Fondazione Accorsi Ometto di Torino è conservato un ritratto curioso per la storia della dama rappresentata: si tratta di un bel dipinto di una signora in elegante abito di mussola candida, con un fiocco di raso turchese e uno sguardo sicuro. Rappresenta Marie-Jeanne Bertin, nota come Mademoiselle Rose Bertin, la celebre «marchande de modes» della regina Maria Antonietta.
Eseguito da Louis Amadée Van Loo (Parigi, 1760 – Senlis, 1810), olio su tela, è firmato e datato 1789 e fu acquistato ad un’asta nel 1986. Pochissime tele tramandano il suo volto; l’unico altro ritratto noto è conservato al Metropolitan Museum of Art di New York, mentre un altro olio senza firma si trova al Museo Carnavalet di Parigi.
Chi era
Rose Bertin non fu una semplice sarta né una modista. La sua professione non ha un corrispettivo preciso in italiano: unisce creatività, senso per la moda e spirito imprenditoriale, anticipando la figura moderna dello stilista. Nata ad Abbeville nel 1747 in una famiglia modesta, iniziò come apprendista sarta; si trasferì a Parigi, lavorò nell’atelier Trait Galant e nel 1773 aprì la propria boutique, Le Grand Mogol, in rue Saint-Honoré, diventando un centro di eleganza frequentrato dalle dame più influenti della capitale.
Introdotta a corte nel 1773, divenne la modista personale di Maria Antonietta, rompendo l’etichetta che non ammetteva borghesi al cospetto regio. Questo sodalizio diede vita a una rivoluzione del gusto, creando abiti e accessori che dettarono la moda in tutta Europa. Bertin divenne una figura dal potere senza confini, con clienti come la regina di Svezia e la duchessa del Devonshire. Con la Rivoluzione francese, la sua fortuna conobbe un declino, ma tornò in Francia nel 1795 e aprì succursali di vendita all’estero, anche a Torino.
Si ritirò a Épinay-sur-Seine, dove morì nel 1813. Per meglio comprendere la sua figura e il suo ruolo nella società del tempo, sono state fatte alcune domande ad un’esperta in costume e moda.
Rivoluzione del gusto
Rose Bertin viene spesso definita la «prima stilista della storia». In che misura è corretto attribuirle questo titolo?
«Nel XVIII secolo i confini tra artigianato e arte, per l’abito, sono ancora in fase di elaborazione. La figura di Mlle Bertin segna questa differenziazione: attraverso il suo talento si impone come creativa, influenzando le tendenze grazie al sodalizio con Maria Antonietta. La corporazione delle “marchandes des modes” si crea nel 1776, con Bertin come presidente. Con lei nasce l’immagine del couturier moderno, anticipando tratti come la coscienza del valore artistico e l’importanza della pubblicità».
Com’era organizzata?
«Con una visione moderna, lavoravano alle sue dipendenze oltre 30 persone tra tagliatori, sarti e fioristi, con oltre 100 fornitori per le materie prime. Gestiva un servizio di spedizione efficientissimo, e la sua bottega era considerata il massimo del buon gusto».
La «chemise à la Reine» segna una rottura estetica e sociale. In che modo un semplice abito di mussola bianca è diventato oggetto di scandalo e simbolo di emancipazione?
«Maria Antonietta, esasperata dall’etichetta, si allontana dall’eccesso degli anni ‘70 a favore di una maggiore semplicità. Il suo abito in camicia, considerato uno scandalo, diventa emblema di una nuova eleganza, basata sulla semplicità armoniosa».
Il rapporto tra Maria Antonietta e Rose Bertin può essere visto come una forma di co-creazione dell’immagine pubblica della sovrana. Quanto è stato determinante questo sodalizio nel trasformare la moda in uno strumento di potere?
«La collaborazione tra le due diede vita a molte delle novità nella moda femminile dal 1773 al 1789, cambiano l’immagine della monarchia».



