Storia

Assolto dopo l’arresto: l’uomo e il panino lanciato.

Washington, 10 agosto: un uomo lancia un panino contro un agente federale. Nessuno si fa male (neanche il panino). Ma ciò porta a un processo e a un dibattito politico molto interessante, rappresentativo dello stato attuale degli Stati Uniti.

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Un uomo di 37 anni, veterano dell’Aeronautica, chiama «fascisti» gli agenti federali schierati in Washington e lancia un panino di 30 centimetri contro un agente della Customs and Border, colpendolo in petto.

Confessa di essere il responsabile e di aver rinunciato alla cena per protestare contro la presenza di forze che sembravano minacciare un locale gay e immigrati.

Inizialmente lasciato andare, il caso diventa virale; quattro giorni dopo, un gruppo di agenti SWAT fa irruzione nella sua casa e lo arresta. La Casa Bianca rilascia un video modificato per enfatizzare la narrazione del trionfo contro il male.

L’imputato è stato assolto dopo giorni di processo e una camera di consiglio lunga oltre sette ore.

Il ripieno di tacchino del suo panino non era letale. Si era contestata inizialmente l’aggressione grave, ma la giuria ha ritenuto di procedere solo per aggressione minore. L’episodio ha sollevato un dibattito più ampio: l’uomo è diventato simbolo di violenza sinistrorsa contro Trump e della resistenza popolare contro la repressione.

Dettagli surreali emergono dal processo, rendendo la situazione quasi comica. L’agente ha descritto il momento del lancio, menzionando un odore distintivo. Tuttavia, le immagini mostrano il panino intatto sul pavimento. La difesa menziona regali ricevuti, come un panino di peluche e immagini artistiche che celebrano l’evento.

Durante il processo sono stati serviti panini, mentre l’imputato ha portato una zuppa. L’udienza è avvenuta il 3 novembre, considerato il giorno nazionale del panino. La difesa ha sottolineato che si trattava principalmente di un panino.

Tuttavia, la questione non è così semplice come sembra. Il processo è stato definito «una performance artistica» dai commentatori. Entrambe le parti hanno cercato di utilizzare la figura dell’imputato come esempio delle proprie posizioni, sia per approfondire la violenza oppressiva del governo che per rappresentare un dissidente perseguitato.

Non si trattava solo di un panino, ma di un gesto ritenuto potenzialmente offensivo. L’accusa ha utilizzato termini forti, mentre la difesa ha messo in discussione l’atteggiamento reattivo della giustizia.

Si è discusso anche se, in assenza di espressioni forti di opinione, l’imputato sarebbe stato accusato. La situazione è stata vista come una manifestazione di repressione da parte dell’amministrazione. Un procuratore ha espresso il suo disappunto riguardo all’incidente, mentre altri hanno affermato che il caso rappresentava una minaccia per la libertà di espressione.

L’imputato è stato paragonato a figure storiche di attivismo, mentre la condanna sarebbe stata vista come una buffonata, ma con implicazioni serie: il messaggio del governo era chiaro, rappresentava la ferma intenzione di occuparsi di chi si oppone.


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