Unitus commemora la caduta del Muro di Berlino

Scompare quella ferita che divideva l’Europa e la Germania: il confine blindato di 7mila chilometri costruito dall’Unione Sovietica e dai suoi “paesi satelliti”, dove i popoli dell’Europa dell’Est erano rinchiusi.
Era la famigerata “Cortina di ferro”, inaccessibile verso l’Occidente, dove le guardie sparavano e uccidevano. Solo sul confine tra le due Germanie, le persone uccise sono state almeno 260. Il Muro di Berlino rappresentava l’ultimo e il più conosciuto segmento di tutta la “Cortina di ferro”, con 137 vittime accertate.
Ci sono molte cose poco conosciute su questo evento. Perché i muri erano due e cos’era la “striscia della morte”? Quali erano i sistemi più ingegnosi e spettacolari utilizzati per superare il Muro?
Si utilizzavano bulldozer per aprire varchi, mongolfiere artigianali, tunnel scavati sotto il Muro e persino tentativi via mare. Sul confine marittimo tra le due Germanie i morti accertati nel tentativo di attraversare a nuoto lo stretto di Lubecca sono stati 147.
Oggi il Muro di Berlino non c’è più. Ma dove è finito? E di cosa si tratta nel contesto della vendita dei 33.755 prigionieri politici, pagati 3,5 miliardi di marchi?
Questi temi saranno approfonditi il 7 novembre alle 17 in Aula Magna, via S. Maria in Gradi 4, durante la presentazione di un libro che esplora il Muro di Berlino e la Cortina di ferro, con la partecipazione di relatori significativi del settore.



