I giovani riscoprono la forza dei corpi contro il male.

Tremila anni fa un re assiro fece erigere una stele con maledizioni per chi avrebbe osato cancellare il suo nome e le sue gesta, caratterizzate da massacri indiscriminati contro i popoli cananei, aramei, fenici e filistei, in quella che oggi conosciamo come Palestina; a tali massacri seguiva la distruzione delle città e la schiavitù dei superstiti.
Non abbiamo immagini di quegli avvenimenti, ma è lecito pensare che nel XXI secolo il tempo in quella terra sia fermo dall’XI secolo a.C.
Riflettendo sul piano americano-israeliano per Gaza, emerge un parallelismo con la Compagnia delle Indie Orientali del XVII e XVIII secolo e i suoi metodi di possesso e sfruttamento, rimasti pressoché invariati. A nord, nelle trincee ucraine, si combatte per piccoli appezzamenti di terra, seguendo schemi tattici del XX secolo. I progressi delle tecnologie belliche sono evidenti, ma le sorti quotidiane non sono decise solo dagli attacchi aerei, bensì anche nel corpo a corpo, spesso con armi da taglio simili a quelle di epoche passate.
A livello globale, il termine “feudale” è diventato comune tra storici e commentatori per descrivere il potere di privati cittadini sulla finanza globalizzata, sugli stati e sulla giurisdizione.
Si osserva quindi un ritorno al medioevo europeo, con sistemi di accumulo delle ricchezze e di esercizio del potere sorprendenti, ma con fini immutati e simili a quelli dei feudatari.
Il ritorno alla vita degli ostaggi liberati
Le discussioni retoriche sul Novecento
Discutere se il Novecento sia finito o morente sembra un esercizio retorico; si potrebbe chiedere se il Grande Collasso dell’Età del Bronzo abbia lasciato strascichi nel XXI secolo, e la risposta sarebbe affermativa.
La storia è storia degli umani, che non sono mutati in un’altra specie e non possono liberarsi dalla condizione di ciò che sono, in costante interazione con il bene e il male. L’umano è meraviglioso e terribile. Tutto cambia e tutto rimane, sia in momenti di rivoluzione che nel declino secolare di una civiltà.
«Il vecchio mondo sta morendo, quello nuovo tarda a comparire…»; oggi, come allora, viviamo in un tempo di crisi, e queste crisi hanno sempre contrassegnato la storia umana.
I mostri sono sempre lì, i mostri siamo noi, simili a figure componibili che si ripetono. Ci si può sentire avviliti, ma non disarmati. Spesso ci si riconosce come parte di un’epoca passata, una dichiarazione di impotenza.
Identificare gli ostaggi: “Diamo un nome ai corpi senza vita”
Appartengo a un’intellettualità che, pur non volendo assomigliare a figure storiche, cerca una visione lunga, con l’esperienza di maestri incontrati lungo il cammino. Il pensiero si traduce in azione, si realizza attraverso il processo.
Certo, la guida è la prima a cadere, e chi illumina il cammino è sempre a rischio di inciampo. Tuttavia, la vera essenza di una comunità risiede nel suo personale intellettuale.
Oggi, l’osservatore si trova a commentare eventi imprevisti, mentre avrebbe dovuto essere parte attiva nel creare un futuro luminoso.
Gali e Ziv Berman, l’abbraccio dei gemelli tedeschi dopo due anni di prigionia
La forza dei corpi
La permanenza e la forza dei corpi possono influenzare la realtà e la storia, essendo sempre stati un documento vivo della stessa, come nel passato. Nonostante i tentativi di cancellare il loro significato con tecnologie avanzate, la realizzazione concreta dell’umanità continua a manifestarsi.
La presenza di corpi in manifestazioni di protesta, come in diverse località del mondo, dimostra che si è accecati dal divario tra spetta dell’umanità e il disprezzo degli eventi che ci scandalizzano.
I gemelli, il pianista, il soldato: chi sono i 20 ostaggi rilasciati oggi
I corpi. Coi nostri corpi sulle rotaie noi abbiam fermato i nostri sfruttatori; è ancora oggi il corpo a fermare il corso delle cose. È la nuova generazione che deve far sentire la propria presenza, dimostrando che non tutto è in mano ai potenti e che la storia continua a svilupparsi.
I corpi. I familiari delle vittime cercano i loro cari tra le macerie, esprimendo la stessa determinazione di epoche passate, certi che un’adeguata sepoltura restituisca un senso di giustizia e di vita. La generazione attuale, priva di riferimenti, sta conquistando la propria voce e, in nome della vita, chiederà giustizia.



