Storia

Il primo utilizzo politico della giustizia.

Esecuzione di girondini, 1862 – WikiCommons

Con tre saggi e una nota finale, si rievoca il processo ai girondini, evento storico senza data fissa. Celebrato nel 1793, il processo rappresenta il modello per tutte le future vicende politiche drammatiche. I leader girondini vengono arrestati il 2 giugno 1793, mentre 80.000 cittadini circondano la Convenzione. Il processo si svolge ad ottobre davanti al Tribunale rivoluzionario, le cui sentenze sono immediatamente esecutive. I girondini vengono condannati secondo la “legge dei sospetti”, che include non solo atti di controrivoluzione, ma anche qualsiasi apparente ostilità verso la Rivoluzione. Sono giustiziati pochi giorni dopo.

I girondini, pur avendo sostenuto la Rivoluzione, sono percepiti come una minaccia poiché tentano di conciliare i principi di uguaglianza e libertà con il rispetto dei diritti individuali. Questa posizione risulta intollerabile per i giacobini, che credono nella necessità di eliminare fisicamente i nemici dell’Idea. Non si tratta quindi di repressione di reati, ma di “sconfiggere il Male”. Quando l’ambizione è così alta, i fondamenti del giusto processo — come la presunzione di non colpevolezza e il contraddittorio — diventano orpelli superflui.

Le accuse contro i girondini sembrano un modello per i futuri regimi del Terrore. Le parole del pubblico ministero si caratterizzano per un linguaggio intimidatorio, dove le condotte criminose vengono affermate, ma mai descritte. I nomi dei girondini, etichettati come traditori e scellerati, diventano più importanti delle azioni che si suppone abbiano compiuto. Questo stile deve allertare: quando gli aggettivi prevalgono sui verbi e sostantivi, si intravede una distorsione della giustizia.

La Storia insegna che i meccanismi della giustizia politica sono sempre gli stessi: la difesa delle proprie idee diventa accusa; l’appello al popolo come fonte di legittimità; l’uso dei tribunali per annientare l’avversario; il processo, svuotato della sua vera essenza, diventa un simulacro.

Il processo, a questo punto, serve solo a legittimare decisioni già prese, come l’eliminazione dell’avversario politico. Se il processo è solo una farsa per mascherare un omicidio, è preferibile un sopruso palese che possa essere riconoscibile come tale. Risulta più coerente l’idea di un omicidio diretto piuttosto che di uno travestito da giustizia. Il pensiero critico suggerisce che un processo in una democrazia debba sempre partire dall’idea che l’imputato possa essere innocente, garantendo tale presunzione da ogni pressione politica esterna.

La riflessione sul processo ai girondini riemerge in un contesto contemporaneo, dove il suo uso come strumento di lotta politica rappresenta una tentazione costante. In tempi di populismo crescente, è un tema che merita attenzione.


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