Storia e disinformazione nei manuali scolastici

All’inizio dell’estate, il partito di maggioranza ha innescato una polemica contro gli autori di un manuale di storia adottato da alcune scuole torinesi, accusandoli di scrivere un libro «offensivo» e «infarcito d’odio» per alcuni passaggi sulle radici storiche del loro partito. Questo conflitto con i libri di testo dura da almeno un quarto di secolo.
Ricorda un episodio di novembre 2000, quando il Governatore del Lazio annunciò la creazione di una commissione di esperti per controllare i manuali scolastici, ritenuti troppo filo-marxisti e non rappresentativi del pluralismo culturale.
Vari esponenti politici, incluso un ex premier, si erano lamentati della storiografia marxista nei libri di scuola, ma uno di loro invitò alla cautela, portando a una retromarcia del progetto in diretta televisiva. Nel 2008, un altro politico dichiarò che i libri di storia «ancora condizionati dalla retorica della Resistenza sarebbero stati revisionati in caso di vittoria elettorale».
C’È UN FILO NERO che collega questa attitudine revisionista al Ventennio, quando il Regime si impegnò per l’uso politico del passato e la riscrittura della storia recente. La lettura dei testi scolastici dell’epoca rivela come gli autori tentassero di formare la gioventù senza il fardello del sapere critico e, talvolta, ignorando le evidenze fattuali.
Uno studioso ha esaminato diversi di questi testi destinati agli studenti delle superiori, raccogliendo un repertorio di falsificazioni e silenzi strategici, ora presentato in un’opera che analizza come il consenso fosse costruito a scuola tramite menzogne e censure. Solo uno di questi testi risale al 1959, e la sua analisi è utile per comprendere come l’autore, pur modificando solo apparentemente le sue posizioni, cercasse di rimettere le cose a posto e raccontare la verità storica.
LA PORTA PROCEDE per grandi temi – dalla pace di Versailles all’ossessione anticomunista, passando per la genesi retrodatata del fascismo, la marcia su Roma, le guerre coloniali e le leggi razziali – per demistificare le deformazioni create da chi ha contribuito a una narrazione tossica, la quale ha plasmato il senso comune ben oltre la durata del Regime, influenzando la società italiana e riemergendo in una classe dirigente ancora in conflitto con la storia e la memoria.