Gromyko jr: «Ritorno al dialogo, l’Europa ammetta i suoi errori»

Il nipote del più longevo ministro degli Esteri nell’Unione Sovietica: «Trump vuole mettere fine alla guerra, comprende che non è vantaggioso essere in conflitto con Mosca; Putin sa che la crisi non sarà risolta senza gli Usa. L’Europa ha cercato un modo perché Mosca esca sconfitta»
«Putin non l’ha spuntata contro Trump, e viceversa. Quelli che ora ragionano secondo la logica del “gioco a somma zero” non hanno compreso la sostanza dell’accaduto, o stanno tentando di far litigare i due leader, strizzando l’occhio all’amor proprio del presidente americano».
Il direttore dell’Istituto europeo dell’Accademia delle Scienze esibisce un ottimismo cauto. In quanto nipote del più longevo ministro degli Esteri, è uno studioso di relazioni internazionali che crede nel potere della diplomazia. Ha già espresso le sue opinioni sulla guerra in Ucraina, essendo stato allontanato dal comitato scientifico del Consiglio di sicurezza per un appello a favore della pace nel marzo del 2022.
L’incontro in Alaska è stato una dimostrazione di forza, o segna il ritorno a una certa forma di diplomazia?
«Non ho notato prove di forza ad Anchorage, solo il sorvolo di caccia e bombardieri americani… C’è stata invece una manifestazione della forza della diplomazia e della volontà politica».
La politica del più forte?
«La diplomazia si poggia sulla potenza del proprio Stato. Tuttavia, Washington e Mosca non hanno bisogno di provare l’una all’altra chi è più forte: entrambe sanno bene di essere superpotenze militari. La novità del summit è stata il ritorno degli Usa a un dialogo ponderato con la Russia per normalizzare i rapporti. Con la mera forza si risolve poco nel mondo contemporaneo; una discussione rispettosa è il modo più efficace per riavvicinare parti distanti».
Non le sembra evidente che Putin abbia vinto questo vertice in Alaska?
«Non sono d’accordo. La vittoria è stata bilaterale. Trump desidera porre fine al conflitto con la Russia, ereditato da Biden, ed è consapevole che essere in ostilità con la Russia non è vantaggioso per gli Usa».
Non dovrebbe valere anche per la Russia?
«Certo. Anche Mosca sa che senza gli Usa la crisi ucraina non può essere risolta in modo duraturo. Occorre quindi normalizzare i rapporti tra Russia e Ucraina, così come tra Russia, Usa e Nato. I risultati del summit dimostrano che entrambi i leader hanno progredito nel raggiungere i rispettivi obiettivi».
Alla vigilia del vertice in Alaska, si è spesso parlato del suo nonno, esperto in trattative. Quali sono le caratteristiche della diplomazia russa?
«La diplomazia russa ha ereditato tradizioni sovietiche, mantenendo un dialogo persino nei momenti più difficili con altri Stati. Negli ultimi anni, la Russia non ha mai smesso di comunicare con gli Usa, perché senza professionalità diplomatica è impossibile sviluppare relazioni, anche tra alleati».
Come dovrebbe essere esercitata oggi?
«Senza show politici, che sono deleteri. La vera diplomazia è un lavoro spossante, lontano dai riflettori, basata sul rispetto reciproco e il riconoscimento degli interessi altrui, con l’obiettivo di fermare i conflitti invece di prolungarli. Andrei Gromyko seguiva queste regole con rigore. La diplomazia russa propone all’Occidente di fare altrettanto».
L’ultima volta che ci siamo visti, lei era deluso dall’Europa. Crede che possa ancora avere un ruolo?
«L’Europa ha dato uno spettacolo misero, cercando non di svolgere un ruolo nella crisi ucraina, ma solo di trovare un modo per far sì che la Russia esca sconfitta. Questa è una scelta pericolosa e non è diplomazia, ma un suo surrogato».
Non ha forse giustificato la rigidità europea con il comportamento della Russia?
«Dopo quasi quattro anni, bisognerebbe riconoscere i propri errori, cosa che le capitali europee non fanno per orgoglio o scarsa competenza. Non è facile, ma è necessario dimostrare volontà politica e trovare un linguaggio comune, specialmente con le potenze che hanno contribuito a terminare la Guerra fredda. Dove sono le grandi tradizioni della diplomazia europea?».
Torneremo mai a dialogare?
«Sono convinto che, anche in queste condizioni, il dialogo tra la diplomazia russa e quella europea riprenderà, non appena si inizierà a ragionare come Europa, senza seguire le convenienze politiche dei singoli Paesi».