L’inevitabile tragedia delle guerre e il nostro torpore.

Il bombardamento di un edificio in Ucraina – ANSA
Tra gli storici si osservano analogie tra l’attuale momento storico e quello che precedette la Prima guerra mondiale: un’ascesa di potenze, un declino, riarmo, tensioni e aspirazioni di dominio. Nel 1914, un conflitto locale si trasforma rapidamente in una guerra su scala globale.
Le dinamiche di quel periodo, come l’accumulo di armamenti e la convinzione di un conflitto breve, sembrano rispecchiare situazioni attuali. Appare evidente che alcuni leader mondiali gestiscono le tensioni con scarsa attenzione alle conseguenze, mentre il multilateralismo sembra svanire, sostituito da atteggiamenti più reattivi e soggettivi.
In quegli anni, ci furono comunque figure che si opposero alla violenza. La guerra di trincea portò a una riflessione profonda nell’ambito del magistero cattolico, che si tradusse in un impegno per la pace, rappresentato da una continuità di appelli da parte dei pontefici del XX e XXI secolo.
Nel 1917, Benedetto XV si rivolse ai leader dei paesi coinvolti nel conflitto, denominando la guerra una “inutile strage” e domandando se l’Europa dovesse davvero dirigersi verso un suicidio collettivo. La sua visione storica appare ancora attuale, evidenziando l’auto-distruzione che spesso caratterizza le scelte politiche.
Oggi, diversi conflitti, dalle stragi in Gaza agli scontri in Ucraina e Sudan, continuano a causare tragiche perdite con obiettivi sempre più lontani. In un mondo che avrebbe bisogno di unirsi per affrontare sfide come il riscaldamento climatico, le migrazioni e l’impoverimento culturale, prevalgono le divisioni.
Il monito di Benedetto XV fu ignorato, portando a una serie di conseguenze che avrebbero colpito non solo i sconfitti, ma anche i vincitori, che si trovarono ad affrontare problemi interni e disordini economici. Attualmente, molti sostengono che non sia il momento di ricercare compromessi, ma la storia insegna che tali posizioni sono a breve sguardo. È fondamentale considerare un nuovo ordine internazionale incentrato sulla pace, un compito che resta urgente per chi detiene la responsabilità della guida.