Storia

Edgar Morin: «L’improbabile è possibile, la lezione dei 104 anni»

«Tutte le vie nuove che ha conosciuto la storia», ma anche le nostre esistenze personali, «sono state inattese, figlie di devianze che poi hanno potuto radicarsi, diventare tendenze». Si discute del futuro di un’Europa caratterizzata da chiusure nazionaliste e dalla necessità di riconoscere il destino comune delle sue nazioni. «L’intelligenza artificiale può fare paura, ma temo soprattutto l’intelligenza umana superficiale».

Si celebra il quarto compleanno del secondo secolo di vita: 104 anni l’8 luglio. La longevità viene considerata notevole, la risposta è semplice: «Conservo le curiosità dell’infanzia, le aspirazioni dell’adolescenza, le responsabilità dell’adulto e, da anziano, cerco di attingere dall’esperienza delle età che ho attraversate». Tante vite in una vita, riflettendo un pensiero complesso.

Quali somiglianze trovi tra i tuoi anni giovanili e questi attuali?
«Il mondo oggi è cambiato. Tuttavia, vivo un’epoca simile: da sonnambuli, forse vedremo il Titanic scivolare verso l’iceberg? Sono in gioco i destini dell’umanità!».

Possiamo continuare a vivere da sonnambuli in questa fase storica?
«… ma l’inumano dilaga, l’umano va a rotoli, il semplicismo trionfa, la complessità regredisce. La guerra mondializzata trionfa, mentre l’umanità corre verso l’abisso…».

La disinformazione è in forte vantaggio sulla verità

È necessario un cambiamento?
«Sì, e in fretta. Solo così potremo cominciare a sperare. La civiltà occidentale è corrosa da una crisi profonda».

Perché questa nostra Europa sembra paralizzata?
«È in una condizione agonica, bloccata tra chiusure nazionaliste e il bisogno di riconoscere il destino comune delle sue nazioni».

Alla radice delle crisi del nostro tempo c’è una crisi del pensiero
«La barbarie del pensiero è nella semplificazione, nella disgiunzione, nella separazione, nella razionalizzazione… Siamo in presenza di una disgiunzione tra lo spirituale e il materiale, tra cervello e mente. La sedicente intelligenza artificiale può far paura, ma temo l’intelligenza umana superficiale».

Viviamo nell’illusione di un progresso quantitativo della conoscenza
«Sì: la cultura può legare i saperi. C’è bisogno di una riforma del pensiero e dell’educazione per affrontare le complessità».

Bisogna riconoscere la complessità dell’umano
«Le conoscenze sull’umano sono diventate parziali e compartimentate. Mai ci sono state così tante conoscenze sull’essere umano e mai si è saputo così poco su di noi».

Il nostro tempo attende l’uomo aumentato, mentre si fa strada l’uomo semplificato
«Dobbiamo riconoscere la complessità dell’identità umana. La ragione e il delirio sono sempre presenti nell’essere umano, assistiamo al dilagare dei fanatismi e alla follia della razionalità tecnica che ignora le reali necessità umane».

L’interesse personale influenza i comportamenti
«Homo economicus è stato concepito come capace di agire razionalmente per massimizzare le proprie soddisfazioni, ma questo è solo un aspetto dell’umano».

Come possiamo sbrogliare quest’ingarbugliamento?
«Abbiamo dentro di noi gli anticorpi: amicizia, solidarietà, poesia… Ogni resistenza è una piccola isola dove custodiamo valori essenziali».

L’umanità è minacciata da pericoli mortali
«Viviamo un’epoca di conflitti e degrado, mentre la vita della specie umana diventa un imperativo prioritario».

Che cosa ti aspetti per festeggiare i tuoi 104 anni?
«La gioia di ritrovarmi nel Mediterraneo».


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